Non voltiamoci dall’altra parte, affrontiamo le dipendenze
In Croce rossa i volontari si spendono ogni giorno in moltissime attività, tutte rivolte alle necessità che i vulnerabili intorno a loro hanno. I volontari stessi vivono nella società e tra la gente e si rendono perfettamente conto delle situazioni che intorno a loro provocano disagio, anche per alcuni problemi che spesso sembrano relegati ai margini delle nostre società, quasi dimenticati, ma che noi, come cittadini, amici e parenti non possiamo ignorare. Ci riferiamo questa volta all’ambito delle dipendenze.
Per indagare queste realtà, l’area sociale del Gruppo Croce Rossa di Sover, con la collaborazione del Comune di Bedollo e di altre associazioni che si occupano nello specifico di queste problematiche, ha voluto organizzare tre serate per conoscere e far conoscere l’esteso mondo delle dipendenze con l’intento innanzitutto di prevenire queste situazioni e dare eventualmente dei punti di riferimento a chi si trovasse coinvolto in questo tipo di problematiche.
Nella prima serata abbiamo affrontato il tema del gioco, dell’azzardo e le nuove dipendenze digitali con relatori il dott. Graziano Villotti, volontario del nostro gruppo e grande conoscitore della società Pinetana, e il dott. Maurizio Virdia, con l’esperienza delle famiglie della bassa valle di Cembra.
Nella seconda serata, guidati dagli esperti della comunità terapeutica “Nuovi Orizzonti”, abbiamo scoperto le varie sostanze illecite e i loro effetti sulla salute ma soprattutto sulla società e sulle famiglie. In questa occasione le testimonianze di alcuni ospiti della serata sono state particolarmente toccanti e significative.
Nella terza e ultima serata, svoltasi la settimana scorsa (giovedì 11 Ottobre) abbiamo ascoltato i vari effetti dovuti all’uso degli alcolici, con la testimonianza diretta delle famiglie del club ACAT dell’Alta Valsugana.
Il nostro profondo ringraziamento e plauso va a quelle persone che hanno avuto il coraggio, oltre che di ammettere prima, combattere durante e superare poi il problema, di deidicare emozione e tempo per raccontarsi. Hanno testimoniato la fatica che ci vuole per uscire dal pantano delle dipendenze, da quella palude della tristezza che come nel libro “La storia infinita” di Michael Ende porta allo sconforto e pian piano a lasciarsi morire.
Grazie naturalmente lo diciamo anche a tutti gli operatori che con competenza e dedizione hanno prestato la loro partecipazione. Il punto di vista oggettivo di chi opera con queste realtà spesso relegate o emarginate è fondamentale per aiutare la società a fare gli anticorpi a questi parassiti che ci succhiano la vita, sia in termini di salute che di ambizioni, tempo e rapporti umani.
Noi ci siamo interrogati su alcune questioni, vedendo una tiepida accoglienza del pubblico, rispetto alle serate proposte. Forse alcune persone non riescono ancora ad ammettere che in famiglia o loro stessi hanno bisogno di conoscere meglio il fenomeno per riuscire a evitarlo o a combatterlo. E ci siamo quindi fatti alcune domande:
“Sono consapevoli i genitori che questi problemi toccano quotidianamente i loro figli anche in giovane età?”
“Quanto è più comodo pensare che alcool e droga sono dipendenze che prima o poi passano “da sole”, come fossero dei passaggi quasi obbligati o dei fastidi che prima o poi finiscono come se si trattasse dell’acne?”
Queste forse sono le domande alle quali dobbiamo in questo momento trovare una risposta, insieme alle associazioni, ai medici, ma soprattutto alla popolazione dei nostri paesi che giorno dopo giorno rischia di affogare nella palude della tristezza. (op)