Dieci anni di sorrisi
Festeggiamo insieme dieci anni di sorrisi e di attività degli Operatori Del Sorriso (ODS), sabato 9 settembre nella sede della CRI di Trento in via Muredei n.51, a partire dalle 17 fino alle 20.
Con l’occasione si premieranno i vincitori del contest fotografico lanciato tra i volontari e verrà proiettato un video che riassume i momenti salienti di questi 10 anni. Venite quindi a conoscere i nostri ODS!
Invito all’evento “10 anni di Noi”
Tra le varie associazioni che svolgono questo tipo di attività, anche la Croce Rossa Italiana conta numerosi volontari che si aggirano per le stanze degli ospedali, armati dell’immancabile naso rosso, con i loro camici dipinti, le calze spaiate, e i colorati pantaloni extra-large e improvvisano gag, azzardano magie, regalano un palloncino ai pazienti che visitano, siano essi bambini, adulti o anziani.
Era il 9 settembre di 10 anni fa quando a Trento si concludeva il primo corso per diventare ODS (Operatori del Sorriso), o come spesso sono chiamati Clown di Corsia, organizzato dal comitato Provinciale del Trentino.
Intervista a Marina Mosna, referente provinciale per l’attività di clownterapia della CRI del Trentino.
10 anni di attività dopo la fine del primo corso. Chi sono oggi i Clown di Corsia della Croce Rossa in Trentino?
Quando abbiamo iniziato questa attività anche in Trentino, 10 anni fa, si sapeva ben poco e quel poco sbagliato. Allora si aveva l’idea che si dovesse fare i pagliacci sempre e comunque. Con la formazione, e l’esperienza abbiamo capito invece che il nostro ruolo, che racchiude sicuramente anche parti comiche, non è propriamente quello del pagliaccio.
Sebbene nella nostra attività si attinga molto dalla figura del clown del mondo circense, ne siamo molto lontani nell’intento. Il sorriso, la risata e il gioco servono si per distrarre il malato dalla sua condizione, così come nel circo la risata e le gag comiche servono ad abbassare la tensione del pubblico dai numeri più drammatici e pericolosi, ma questo non è il nostro vero intento: il fine ultimo della clownterapia è quello di riuscire a migliorare la condizione del malato, mettersi in relazione con lui, raggiungere con esso un livello di empatia e fargli provare la sensazione che qualcuno si interessa di lui e non solo della sua malattia. In questo modo, come dimostrano studi scientifici ormai assodati in tutto il mondo, si riesce in alcuni casi ad accelerare il processo di guarigione, migliorare anche l’attività dei farmaci e, cosa non poco importante, diminuire il livello di stress nelle lunghe degenze.Quanta strada avete fatto da allora? Cosa sapevate e cosa avete imparato in questi anni?
In questi anni abbiamo acquisito molta esperienza sia nella fase relazionale, col paziente e con il personale sanitario, sia nelle nostre capacità di clownerie. Quanta esperienza la si evince nella evoluzione dei corsi che facciamo. Nel 2007 siamo partiti da un corso di formazione di un fine settimana. Col tempo abbiamo acquisito esperienza che ci ha portato ad organizzare corsi più strutturati, fino ad arrivare oggi a corsi con la durata di 3 fine settimana. Per Croce Rossa infatti, a differenza dell’approccio del famoso Patch Adams che afferma che tutti possono fere il clown di corsia, è importantissima la formazione, sia per diventare che per continuare ad essere un Operatore Del Sorriso: è un lavoro duro ma gratificante. Quindi formazione in primis.Quali sono le attività che avete fatto e che state facendo?
Abbiamo iniziato aprendoci la strada sia nelle strutture ospedaliere che nelle residenze per anziani omogeneamente in tutto il Trentino. Con il passare degli anni ci siamo accorti che oltre a mettere in pratica le nostre capacità ed abilità “sul campo” dovevamo farci conoscere: troppi stereotipi sulla figura del Clown, per molti eravamo “i paiazi” (i pagliacci). Ecco la necessità di entrare nelle scuole e farci conoscere dai bambini e di creare dei laboratori in collaborazione col centro di formazione CRI. L’inizio di attività interne alla Croce Rossa, con i giovani , con i soccorritori, nei centri di accoglienza migranti. Oggi come vedete spesso, siamo presenti nelle piazze, durante le manifestazioni dove vengono presentate le attività di Croce Rossa rivolte ai vulnerabili, dove la nostra consapevolezza di saper far spettacolo, si concretizza in gag improvvisate e numeri di piccola giocoleria.Qual’è il ruolo dell’ODS e quale il suo futuro?
Il suo ruolo è quello di essere innanzi tutto un buon volontario CRI, che segue e rispetta i 7 principi, poi deve continuare ad applicare le strategie di intervento mirate alla cura della persona e sentire la necessità di una continua formazione durante tutta la sua carriera di clown.
Oggi siamo fieri di essere una identità visiva eccentrica per l’obiettivo strategico dell’inclusione sociale . Siamo volontari di CRI che impersonano personaggi buffi ma siamo autentici e genuini, non siamo impostati o costruiti. Ci siamo sentiti definire in molti modi, ma forse quello più idoneo, è quello usato della nostra delegata provinciale OS Sociale Mariachiara Torzi Gerosa che ci definisce la vetrina della CRI.
Senza falsa modestia posso permettermi di dire che nel nostro futuro la figura dell’ODS non potrà che essere sempre più importante. Un nasino rosso potrà avere quel valore aggiunto che le persone si aspettano dalla moderna CRI.Quanti operatori del sorriso avete formato e quanti sono attivi?
Nel corso di un decennio abbiamo formato molti operatori e come in una qualsiasi associazione il turnover è quasi fisiologico.
Abbiamo avuto volontari che provavano per curiosità e poi capivano che non era la loro strada. Fare l’ODS è molto impegnativo, oltre che per la formazione, anche e soprattutto per l’impegno psicofisico che richiede. Visto da fuori è facile pensare che sia semplicemente un modo giocoso di essere volontari. ODS si diventa, ma per farlo, lo devi essere dentro.
Al momento siamo in circa 90 operatori attivi, ma spero di proseguire il cammino e averne tanti altri. Vorrei inondare la CRI con un mare di nasini rossi.
Prendine uno anche tu e vieni con noi!!!