Gli Operatori del Sorriso

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Gli Operatori del Sorriso (ODS), conosciuti anche come “Clown di Corsia” sono dei volontari formati per attuare con tecnche di clownerie quella che ormai tutti conoscono come la “Terapia del sorriso” o clownterapia.

Il Trentino, al 2017,  conta in tutto una novantina di ODS. Le loro attività sono prevalentemente svolte all’interno delle strutture ospedaliere o di degenza dei bambini e degli anziani. Spesso però, come accade sempre in CRI, collaborano con altri Obiettivi Strategici, per esempio durante le manifestazioni atte a promuovere le attivitò di CRI (obiettivo strategico 6 o dello sviluppo e comunicazione) o durante le emergenze sul territorio (obiettivo strategico 3 o di risposta alle emergenze).

Sabato 9 Settembre abbiamo festeggiato i nostri primi 10 anni di esistenza. All’interno dell’articolo troverete l’intervista fatta a Marina Mosna, referente Provinciale degli ODS del Trentino.

La clownerie, fiore all’occhiello di CRI.

(Fonte, compendio di una intervista fatta a Giorgia Viganego che potete trovare qui, in occasione del “compleanno” di Patch Adams)

Ridere serve sia a superare o sopportare meglio momenti drammatici, sia a “far funzionare meglio” noi stessi e le terapie che spesso le persone affette da patologie la cui cura è molto impegnativa, devono subire. Questo assunto, ormai accettato nei nostri ospedali ed accertato da numerosi studi scientifici in tutto il mondo, è in realtà molto recente e sconosciuto fino a 30 anni fa, quando le teorie del medico che ha messo in pratica la “terapia del sorriso” non erano ancora messe in pratica.

La malattia, oltre a comportare malessere di tipo fisico, induce nel malato anche stati d’animo quali tristezza, paura, solitudine, ecc. Sono tutti stati d’animo che contribuiscono ad amplificare la percezione del dolore fisico, creando una situazione di sofferenza che non impedisce di per sé la guarigione, ma tende a renderla più lunga e difficoltosa, e amplifica la percezione del dolore fisico. Ed è proprio l’attenuazione di questo tipo di sofferenza il fine della clownterapia e, in senso più ampio, della comicoterapia, una forma di medicina alternativa di cui essa fa parte accanto ad altre discipline quali la musicoterapia e simili.

Come si diceva una volta “il riso fa buon sangue” ed è proprio questo il principio su cui si basano tali discipline. Ma non è solo un detto popolare, è il frutto di attente ricerche scientifiche che hanno studiato la comicoterapia e gli esiti della sua applicazione nelle case di cura.

“La salute si basa sulla felicità: dall’abbracciarsi e fare il pagliaccio al trovare la gioia nella famiglia e negli amici, la soddisfazione nel lavoro e l’estasi nella natura delle arti.”
Patch Adams

 

In particolare si è osservato che il sorriso ha molteplici risultati sul paziente; accanto al più noto effetto psicologico di distrarre la persona dalle proprie sofferenze, il sorriso ha un’azione positiva anche da un punto di vista strettamente biologico: innanzitutto il ridere è considerato un esercizio muscolare e respiratorio, e in secondo luogo è un efficace metodo per stimolare la produzione di endorfine che servono ad abbassare la percezione del dolore e ad aumentare le difese immunitarie.

Ecco che la clownterapia o terapia del sorriso entra quindi tra le attività di Croce Rossa. Fare il clown o comportarsi da clown per far ridere non è però il fine dell’attività, ma un mezzo con cui far sentire al malato che qualcuno si sta preoccupando e occupando di lui, un modo per ridurre lo stress e la tensione, esattamente come nella figura del clown classico, serviva qualcosa per far abbassare la tensione tra uno spettacolo e l’altro durante le esibizioni circensi.

Mentre Patch Adams ritiene che chiunque possa fare il clown, per gli Operatori del Sorriso di Croce Rossa è fondamentale passare attraverso un percorso di formazione, che deve necessariamente essere continua e toccare tanto gli aspetti tecnici  (teatro e clownerie) quanto quelli socio-psico-pedagogici propri della relazione d’aiuto.

A differenza di quanto si pensa, la clownterapia non si rivolge esclusivamente a pazienti pediatrici: se nei reparti pediatrici passiamo circa il 40% delle nostre ore, il 20% lo passiamo nelle case per anziani o strutture ad essi dedicate e il 24% è speso per la continua formazione e preparazione. Il restante 16% è suddiviso tra promozione delle attività di Croce Rossa durante le manifestazioni e interventi in zone colpite da disastri tali da prevedere l’evaquazione prolungata delle persone dalle loro case, come nei casi dei recenti terremoti.