9° Canguro’s Camp: com’è andata
E’ finito domenica 29 luglio, come previsto, il 9° Canguro’s Camp: un campo in cui far crescere i volontari, farli confrontare con gli altri e con se stessi e in parte con lo stress, i ritmi e le fatiche di un vero campo di protezione civile in fase di emergenza.
Arrivati al campo con la corriera del Comitato provinciale del Trentino, alcuni mezzi pesanti, un’ambulanza, mezzi di supporto e un paio di pulmini per lo spostamento delle persone, subito i volontari si sono dati da fare sotto la guida dei volontari più esperti e come delle formichine hanno tirato su tende, impianto elettrico, cucina e mensa.
A cena il sindaco di Roveré della Luna, Luca Ferrari, accompagnato da quasi l’intera sua giunta ci ha ringraziato della prensenza e si è detto molto entusiasta di vedere le attività proposte all’interno del campo.
Non è mancata nella notte, come detto, l’esercitazione interforze con quasi 100 persone coinvolte tra volontari CRI, VVF, volontari del soccorso alpino, simulatori e osservatori. E’ stata un’operazione immensa che è durata oltre le 2 ore vista l’impervietà del luogo e il gran numero di feriti. Il PMA non ha potuto raggiungere la prossimità del luogo dell’incidente e quindi si è sperimentata per la prima volta nel Canguro’s Camp la piccola noria (ossia il trasporto dei feriti dal luogo dell’incidente al PMA) con le ambulanze. Verso le 2 di notte, ad esercitazione conclusa, tutti i partecipanti si sono ritrovati nel campo per un momento di relax e per sentire le parole del sindaco, dei comandanti dei VVF di Roveré della Luna, Mezzocorona e San Michele, e del comandante del Soccorso alpino della bassa Rotaliana.
Quasi 100 volontari hanno partecipato alle attività del 9° Canguro’s Camp, di cui una una cinquantina è rimasta dall’inizio alla fine. Un numero molto alto se si pensa che siamo nell’utimo fine settimana di Luglio e che in questi giorni il sabato e la domenica siamo impegnati, come vedrete in giro, in una miriade di attività sportive e ricreative in tutto il territorio.
Le attività svolte in questi tre giorni sono state un termometro importante per capire lo spirito di dedizione, la voglia di fare e la passione che i volontari mettono nelle attività. Ci sono stati alcuni momenti difficili, altri di festa. Abbiamo superato un’esercitazione in un posto impervio, al buio e senza il supporto dei mezzi che avevano difficoltà a raggiungere il luogo dell’evento. Abbiamo organizzato e vissuto, insieme alle 6 squadre partecipanti, la bellissima gara di soccoroso provinciale ed individuato nella vincitrice, la squadra del gruppo di Rovereto, una bellisima realtà di ragazzi giovani che stanno finendo in questi mesi il loro percorso per poter “salire in ambulanza” e che ci rappresenteranno a fine settembre nella gara nazionale in Calabria.
Il bilancio è per noi sicuramente positivo: molti volontari degli utlimi corsi dai vari gruppi si sono uniti agli altri che frequentano i campi di protezione civile con una certa assiduità, imparando quindi la vita del campo. Sono come sempre nate amicizie e i legami tra volontari che si conoscevano si sono rafforzati. Lo stress in alcuni momenti si è fatto sentire . Sì perché “stare al campo” vuol dire essere a completa disposizione dei referenti attività, in qualsiasi condizione meteo e in qualsiasi orario. Non avere o avere poca privacy vivendo, dormendo e lavandosi in spazi comuni. Imparare che il sole è un nemico temibile stando praticamente sempre sotto di esso e che la capacità più grande che deve avere un volontario che vuole operare nel mondo della protezione civile è lo spirito di adattamento.
(le)