Comunicare nell’emergenza
RIcordiamo oggi quanto successo un anno fa parlandone però attraverso un punto di vista insolito: quello della COMUNICAZIONE.
Dopo le drammatiche ore che abbiamo vissuto a fine ottobre del 2018, abbiamo visto che nell’era dell’informazione la bramosia di avere notizie è un aspetto che deve essere tenuto in considerazione da chi gestisce un’emergenza. Più passa il tempo e più cresce la necessità di avere notizie certe, verificate, comprovate. Se si aspetta troppo si rischia che qualcuno prenda per buona una notizia che viene da fonti per nulla attendibili. Stiamo ovviamente parlando del messaggio che era circolato nelle ore mattutine di lunedì 29 ottobre su whatsapp e che recitava:
*ATTENZIONE* COMUNICATO INDETTO DALLA CROCE ROSSA ITALIANA
divieto assoluto di bere l’acqua dal rubinetto per la giornata del 29/10 e 30/10 e giorni a seguire, PER POSSIBILE CONTAMINAZIONE!Fate girare
SOPRATUTTO IN VALSUGANA
A un occhio smaliziato appare ovvio che questo messaggio non è partito da una qualsiasi fonte ufficiale di Croce Rossa ma per l’utente in attesa di notizie che se lo trova davanti è diverso. Per lui è un messaggio che ha una sua logica, gli sta dicendo quello che sospetta, che non vorrebbe magari fosse vero, ma che in quel momento lo autorizza effettivamente a dare sfogo al suo panico, alla sua paura, alla sua frustrazione, alla sua voglia di fare qualcosa nonostante la ovvia impotenza: dare l’allarme!
Senza nessun link che potesse rimandare a qualche fonte ufficiale non era possibile risalire alla fonte. Non essendo poi la condivisione stata fatta su un social ma su whatsapp, questo impediva di risalire a chi aveva diffuso per primo la notizia e, cosa ancora più brutta, impediva di bloccare prontamente il messaggio perché di esso ne si aveva consapevolezza solo quando sarebbe arrivato sul proprio smartphone. Questo impedisce anche di avere un’idea di quanto il messaggio fosse ormai diventato virale o da quanto stesse girando tra le persone.
Come si vede poi dall’immagine che era riportata in un articolo specifico dal sito bufale.net e la si confrontava con il messaggio che girava da noi, qualcuno ha pensato bene di aggiungere la postilla “SOPRATTUTTO IN VALSUGANA“.
Voi che siete “fuori” dalla “stanza dei bottoni” capite meglio di noi che quello che poteva essere lo scherzo stupido di qualcuno, portava a grande inquietudine nell’animo di chi non aveva idea di cosa stesse accadendo e riponeva giustamente la propria fiducia nelle istituzioni.
Questo tipo di messaggi, otre che costituire ognuno un reato, il “procurato allarme”, definito e punito dall’art.658 del codice penale, sono pericolosi perché portano a minare un rapporto di fiducia che ci deve essere tra le istituzioni e i cittadini, soprattutto nei momenti di emergenza.
Noi per primi, assieme al comitato provinciale di Trento e agli organi della PC della PAT, avevamo subito avvisato della circolazione della BUFALA o FAKE NEWS e la nostra completa estraneità. Indagammo poi e trovammo prove inconfutabili che il messaggio stesse girando in Veneto da un bel po’ prima ancora che raggiungesse il Trentino.
Il messaggio fu smentito dal gruppo Veritas che si occupa in Veneto della gestione degli acquedotti e delle verifiche di potabilità. Anche la prefettura di Venezia volle precisare con un tweet che il messaggio che stava girando era privo di alcuna veridicità.
Ma la popolazione era allarmata e la smentita di una delle notizie che la facevano sentire informata dei fatti aveva creato una specie di vuoto di informazione che doveva essere colmato. Dovevamo dare una voce da ascoltare e che potesse essere riassuntiva di tutte le vocine che giravano, che facesse da filtro e che desse notizie e fonti inconfutabili.
Provvedemmo quindi a verificare l’esistenza di notizie battendo uno per uno i siti dei comuni, l’albo telematico degli enti trentini, le pagine facebook, i profili twitter e instagram dei comuni stessi e dei relativi sindaci in tutto il Trentino per creare una pagina sul nostro sito da pubblicizzare e nella quale avere l’elenco dei comuni che avessero effettivamente emanato ordinanze relative al divieto di consumo o al limitare l’uso dell’acqua potabile: questa.
Il messaggio che era girato precedentemente però aveva portato qualcuno a dubitare anche dei nostri post su facebook e della nostra pagina ma per fortuna utenti più attenti hanno subito aiutato gli altri a capire la differenza tra il post fake della mattina, e i nostri.
Questo genere di incidenti ci induce a darvi l’unico vero consiglio per capire se fidarsi o no di una notizia che leggete durante un emergenza:
Aspettate che le notizie siano sui canali ufficiali.
(le)