Centesimo anniversario della pace al cimitero di Trento
Cento anni fa veniva trattato in queste ore l’armistizio tra l’esercito del Regno d’Italia e quello dell’Impero austriaco. Dopo la sconfitta di Vittorio Veneto, il 28 ottobre si riunì a Trento una commissione con il compito di organizzare la tregua da sottoporre all’Esercito italiano. Il giorno dopo un capitano dell’esercito imperiale ma di madrelingua italiana, Camillo Ruggera, nato a Predazzo, partiva alla volta di Serravalle per consegnare la tregua ai vertici dell’Esercito italiano. Dopo un lungo viaggio accompagnato nelle linee nemiche giunse a villa Giusti, nel Padovano, nel primo pomeriggio del 3 novembre dove pochissimi minuti dopo veniva firmato l’armistizio. Le conseguenze per l’Impero austriaco-ungherese le sappiamo, così come sappiamo che per concedere l’armistizio l’Esercito italiano ottenne tutti i territori previsti dal patto di Londra. Di contro l’Impero austriaco-ungherese si sgretolò dopo la resa definitiva. L’impero Ottomanno si era arreso agli inglesi il 30 ottobre con l’armistizio firmato il 30 Ottobre al porto di Murdos su una nave della marina Britannica. La settimana dopo la Germania, complice le innumerevoli sconfitte in mare e la turbolenza creata dal protrarsi della guerra all’interno dei propri confini, fu costretto a firmare le gravose condizioni imposte dagli alleati. Questo portò la fine definitiva delle ostilità l’11 novembre.
Quei millecinquecentosessantotto giorni di guerra cambiarono per sempre l’assetto geo-politico dell’Europa intera (occidentale centrale e orientale) e portarono allo sgretolamento degli imperi coloniali così come erano ormai concepiti da più di 300 anni. Nuove tecnologie, nuovi materiali, nuovi venti politici avevano ormai attecchito e stravolto la vita come la si conosceva solo pochi anni prima. La chimica e la meccanica avevano preso un impulso incredibile applicando su scala industriale le conoscenze che i teorici nelle università avevano finora solo studiato. Le masse di persone cambiarono il loro modo di vivere e le donne furono costrette a prendere in mano l’economia della famiglia, spesso lavorando in fabbrica e svolgendo mansioni fino ad allora prettamente maschili. Era il preludio delle suffragette che spinsero alla concessione del voto alle donne. Nascevano i movimenti popolari e i venti di rivolta allo status quo politico, come per esempio il comunismo in Russia, il socialismo in Francia e Germania e il liberismo in Inghilterra. Si affacciava al mondo un nuovo protagonista fino ad allora snobbato dall’Europa: gli Stati Uniti. A oriente un’altra grande potenza rimasta ai margini della storia globale aveva fatto il suo ingresso: era l’Impero giapponese che aveva dichiarato guerra alla Germania per poter estendere la sua egemonia nel Pacifico.
Furono anni in cui la Croce rossa divenne un movimento mondiale e operò in situazioni nuove. Si trovò a far fronte a domande e problemi che non si era posta fino a quel momento: mortai, trincee, armi chimiche, deportazioni, campi di prigionia, guerra aviaria, guerra sottomarina. In quel periodo si delineava la figura del delegato di Croce rossa che aveva il compito di verificare le condizioni dei prigionieri nei campi di detenzione. La posta veniva inviata a destinazione grazie alle preziose mani dei volontari della Croce rossa che garantivano la privacy ai soldati al fronte in modo da poter scrivere liberamente quello che pensavano e vedevano. Per la Croce rossa italiana fu il momento che portò all’attenzione di tutti il corpo delle Infermiere volontarie che saranno in quegli anni guidate dalla allora regina Duchessa d’Aosta.
Ma le eredità più grandi che purtroppo questa guerra ci ha lasciato sono le atrocità e i morti che a milioni sono rimasti riversi al suolo in tutta l’Europa centrale e orientale: nelle pianure delle Ardenne e nelle campagne di Champagne, nella boscaglia del Palatinato o lungo gli argini della Mosella, nei fossati delle colline Belghe o nelle paludi dei paesi bassi, sulle cime nevose delle Alpi, sui campi della Polonia e della Russia o nelle distese nebbiose dell’Europa orientale. Senza dimenticare le profondità degli oceani, dove corpi mai recuperati sono stati trascinati dalle carcasse di navi, sommergibili e aerei. Le guerre, e i mezzi per farle, non saranno da allora più gli stessi.
Ecco perché a 100 anni dalla fine ufficiale delle battaglie, vogliamo celebrare l’11 novembre la pace agognata dai popoli e dai soldati costretti a stare mesi e anni lontano da casa. Fu la fine delle atrocità tra eserciti e tra popolazioni che il credo del nostro mentore Henry Dunant dice essere composte da uomini e donne che sono “tutti fratelli” (che meritano la pace).
Vi aspettiamo l’11 Novembre al cimitero di Trento alle ore 11:00, al cospetto dei monumenti ai caduti degli eserciti sia italiano che austriaco per ricordare e soprattutto per non dimenticare: è solo guardando al passato che possiamo migliorare il nostro futuro. (le)